mercoledì 22 aprile 2009

Il preservativo che non preserva

di Giuseppe Garrone e Elena Baldini

Siamo alle solite.
Appena il Papa apre bocca, si scatena il putiferio. Anche quando dice cose ovvie e semplicissime, come il fatto che il preservativo non serve ad evitare il diffondersi dell’aids.
Naturalmente, c’è chi si è affrettato a dire che il Papa stava solo esponendo, come è logico, la dottrina morale cattolica. Ma Egli parlava soprattutto in difesa della vita di milioni di bambini e adulti.

Per dirla con le parole nude e crude della scienza, uno studio neanche troppo recente (1990) della “JOHN HOPKINS UNIVERSITY”, («Population Reports», vol. XVIII, n. 3, serie H, n. 8), il contatto diretto con sperma infetto è la causa principale della trasmissione per via sessuale del virus dell’Aids. In una eiaculazione vengono emessi circa 3,5 millilitri di sperma, e il liquido seminale di un uomo sieropositivo contiene più o meno 100.000 particelle di virus per microlitro (0,001 millilitri). Una caratteristica dei virus è proprio la loro dimensione incredibilmente ridotta. Al microscopio elettronico si è potuto constatare che il virus Hiv è una pallina del diametro di appena 100 nm (nanometri), cioè 0,1 micron (1 micron = 0,001 mm e 1 nanometro è un miliardesimo di metro). Ciò significa che il diametro della parte più grossa dello spermatozoo, la testa, che è di 3 micron, è trenta volte più grande del virus dell’Hiv. E’ come dire che, se lo spermatozoo ce la fa a oltrepassare la parete del preservativo, il transito è trenta volte più comodo per il virus.
I vari test eseguiti dall’industria della gomma (test di permeabilità sotto pressione, test elettrico, ecc.) dimostrano chiaramente che “Sulla superficie del preservativo la struttura onginale appare al microscopio come un insieme di crateri e pori. I crateri hanno un diametro di circa 15 micron e sono profondi 30 micron. Più importante per la trasmissione dei virus è la scoperta di canali del diametro medio di 5 micron, che trapassano la parete da parte a parte. Ciò significa un collegamento diretto tra l’interno e l’esterno del preservativo attraverso un condotto grande 50 volte il virus” (C.M. ROLAND, The Barrier Performance of Latex Rubber, in «Rubber World», giugno 1993, p. 15).
Ed è noto che il preservativo non è una barriera assoluta contro il concepimento, nonostante che per il concepimento siano necessari milioni di spermatozoi, mentre per l’infezione bastano pochi virus!
L’illusione che fa aumentare il rischio e che uccide!
“Soprattutto per i giovani, che non pare si preoccupino tanto di che cosa ci sia di vero in questa millantata sicurezza, un simile consiglio può essere piuttosto uno stimolo a «provarci» ogni tanto, proprio perché istigati da questa propaganda del preservativo.
Ma uno già positivo Hiv, pur non volendo nuocere ad altri, può essere invogliato a rapporti nell’illusione della barriera.
Un’infezione da Hiv è tuttora una malattia mortale, ma a chi mette in giro questa pubblicità col finanziamento, in questo caso, dai vari ministeri della sanità non pare che importi molto di avere cadaveri sulla coscienza…di sicurezza, il preservativo, ne offre tanta quanta il tamburo di un revolver nella roulette russa” (Joannes P.M. Lelkens, Aids: il preservativo non preserva, 1994).
Cosa c’è quindi dietro a tutto questo?
Enormi interessi economici e l’ideologia antivita.

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giovedì 30 ottobre 2008

La verità, prima di tutto!

L'antifascismo è uno slogan compattatore di componenti politiche e sociali tra le più diverse. E il falso mito del pacifismo tradisce la sua sottile trama ipocrita di violenza totalitaria proprio quando tenta di avocare a sè il privilegio dell'esclusività e l'egemonia nel dissenso.

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venerdì 17 ottobre 2008

Risposta al Card. Cottier

Un'intervista di Gianluca Barile al Card. Cottier, Teologo della Casa Pontificia fino al Dicembre 2005, mi spinge a dover precisare alcune cose, dette dal porporato in solito stile conciliare in base a cui si potrebbero ricavare due opposte interpretazioni. E' il solito dico-non dico, ma potrebbe, però, tuttavia, sebbene...
Certi uomini di Chiesa non hanno più il coraggio di esporre la dottrina, ma foraggiano quella porzione, sempre più larga, di pseudocattolici manieristi di parole e concetti "innocui". Ma un vestito che sta bene a tutti non è più un vestito ma un poncho.

Veniamo a noi.
Alla domanda "Ci potrà essere salvezza per i non cattolici?" il Cardinale risponde: "Ovviamente sì. Dio giudicherà in base all’Amore, e quindi in base alle opere, anche chi ha professato altre religioni."
Benissimo, allora mi chiedo cosa stanno a fare ancora in piedi le chiese. Smontiamo tutto, lui per primo vada a lavorare, e buonanotte ai suonatori.
Ma le cose non stanno così. Il Cardinale farfuglia e contraddice il Magistero infallibile della Chiesa, la quale afferma:

Quanti vogliono conseguire la salute eterna devono aderire alla Chiesa, non diversamente da coloro che, per non perire nel diluvio, entrarono nell'arca (Catechismo di Trento, 114)

No, fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana nessuno può salvarsi, come niuno poté salvarsi dal diluvio fuori dell'Arca di Noè, che era figura di questa Chiesa (Catechismo di S. Pio X, 169)

E' solo un assaggio, senza voler scomodare il Sillabo che nella proposizione XVI condanna proprio la negazione di quello che è un dogma di Fede: Extra ecclesiam nulla salus.
Ma scoltiamo anche il tanto famoso Concilio Vaticano II:
Il santo Concilio si rivolge quindi prima di tutto ai fedeli cattolici. Esso, basandosi sulla sacra Scrittura e sulla tradizione, insegna che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza. (Lumen Gentium, 14).
Infatti solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è il mezzo generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. (Unitatis Redintegratio, 3).
Non si esclude, è vero, che in altre religioni vi siano dei frammenti di verità e salvezza, retaggio dell'unica cabala di provenienza. Ma, appunto, la pienezza è solo nella Chiesa Cattolica.

Alcune considerazioni mie finali.
La Chiesa è viva, perchè formata da persone vive; perciò, nel suo insieme, viene spesso considerata come un individuo avente corpo e anima.
Il corpo è formato da tutti i fedeli, i quali credono alla dottrina di Gesù Cristo, obbediscono ai legittimi pastori (Papa e Vescovi) e ricevono i SS. Sacramenti. Capo di questo corpo sociale è il Papa; membra principali i Vescovi; membra secondarie tutti gli altri fedeli.
L'anima della Chiesa consiste in ciò che vivifica i credenti in modo soprannaturale e li mette in grado di compiere opere soprannaturali e degne di vita eterna. Quindi, cosa li vivifica e li fa agire in modo soprannaturale? La grazia santificante (i Sacramenti, come insegna il Concilio dogmatico di Trento), le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo. In questo consiste la vita o l'anima della Chiesa.
Ora abbiamo quattro possibilità: un individuo può appartenere:
1) al corpo e all'anima della Chiesa;
2) al corpo e non all'anima;
3) all'anima e non al corpo;
4) nè all'anima, nè al corpo.

1) Appartiene al I caso il cattolico in grazia di Dio; per il Battesimo è unito al corpo, per la grazia è unito all'anima.
2) Appartiene al II caso il cattolico in peccato mortale.
3) Appartiene al III caso chi ha la grazia di Dio ma non è cattolico. Ad esempio, un protestante validamente battezzato, il quale non ha peccato grave sulla coscienza. Costui non appartiene al corpo, perchè non è cattolico, non ha per capo il Papa, non è inscritto nei registri parrocchiali.
4) Appartiene al IV caso chi non è battezzato e ha commesso peccato mortale.

Per semplificare, perchè il discorso sarebbe lunghissimo, quelli del II e IV caso non si salvano.
Quelli del I caso, ovviamente, si salvano. Resta un discorso particolare per quelli del III caso.
Se sono in buona fede, cioè, sono fuori per ignoranza incolpevole e vivono virtuosamente, o, commesso per disgrazia il peccato, fanno un atto di dolore perfetto, essi appartengono all'anima della Chiesa e si salvano. Questo in teoria.
In pratica è difficilissimo dire chi, non appartenendo al corpo della Chiesa, appartenga tuttavia all'anima.

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