Il preservativo che non preserva
di Giuseppe Garrone e Elena Baldini
Siamo alle solite.
Appena il Papa apre bocca, si scatena il putiferio. Anche quando dice cose ovvie e semplicissime, come il fatto che il preservativo non serve ad evitare il diffondersi dell’aids.
Naturalmente, c’è chi si è affrettato a dire che il Papa stava solo esponendo, come è logico, la dottrina morale cattolica. Ma Egli parlava soprattutto in difesa della vita di milioni di bambini e adulti.
Per dirla con le parole nude e crude della scienza, uno studio neanche troppo recente (1990) della “JOHN HOPKINS UNIVERSITY”, («Population Reports», vol. XVIII, n. 3, serie H, n. 8), il contatto diretto con sperma infetto è la causa principale della trasmissione per via sessuale del virus dell’Aids. In una eiaculazione vengono emessi circa 3,5 millilitri di sperma, e il liquido seminale di un uomo sieropositivo contiene più o meno 100.000 particelle di virus per microlitro (0,001 millilitri). Una caratteristica dei virus è proprio la loro dimensione incredibilmente ridotta. Al microscopio elettronico si è potuto constatare che il virus Hiv è una pallina del diametro di appena 100 nm (nanometri), cioè 0,1 micron (1 micron = 0,001 mm e 1 nanometro è un miliardesimo di metro). Ciò significa che il diametro della parte più grossa dello spermatozoo, la testa, che è di 3 micron, è trenta volte più grande del virus dell’Hiv. E’ come dire che, se lo spermatozoo ce la fa a oltrepassare la parete del preservativo, il transito è trenta volte più comodo per il virus.
I vari test eseguiti dall’industria della gomma (test di permeabilità sotto pressione, test elettrico, ecc.) dimostrano chiaramente che “Sulla superficie del preservativo la struttura onginale appare al microscopio come un insieme di crateri e pori. I crateri hanno un diametro di circa 15 micron e sono profondi 30 micron. Più importante per la trasmissione dei virus è la scoperta di canali del diametro medio di 5 micron, che trapassano la parete da parte a parte. Ciò significa un collegamento diretto tra l’interno e l’esterno del preservativo attraverso un condotto grande 50 volte il virus” (C.M. ROLAND, The Barrier Performance of Latex Rubber, in «Rubber World», giugno 1993, p. 15).
Ed è noto che il preservativo non è una barriera assoluta contro il concepimento, nonostante che per il concepimento siano necessari milioni di spermatozoi, mentre per l’infezione bastano pochi virus!
L’illusione che fa aumentare il rischio e che uccide!
“Soprattutto per i giovani, che non pare si preoccupino tanto di che cosa ci sia di vero in questa millantata sicurezza, un simile consiglio può essere piuttosto uno stimolo a «provarci» ogni tanto, proprio perché istigati da questa propaganda del preservativo.
Ma uno già positivo Hiv, pur non volendo nuocere ad altri, può essere invogliato a rapporti nell’illusione della barriera.
Un’infezione da Hiv è tuttora una malattia mortale, ma a chi mette in giro questa pubblicità col finanziamento, in questo caso, dai vari ministeri della sanità non pare che importi molto di avere cadaveri sulla coscienza…di sicurezza, il preservativo, ne offre tanta quanta il tamburo di un revolver nella roulette russa” (Joannes P.M. Lelkens, Aids: il preservativo non preserva, 1994).
Cosa c’è quindi dietro a tutto questo?
Enormi interessi economici e l’ideologia antivita.