venerdì 17 ottobre 2008

Risposta al Card. Cottier

Un'intervista di Gianluca Barile al Card. Cottier, Teologo della Casa Pontificia fino al Dicembre 2005, mi spinge a dover precisare alcune cose, dette dal porporato in solito stile conciliare in base a cui si potrebbero ricavare due opposte interpretazioni. E' il solito dico-non dico, ma potrebbe, però, tuttavia, sebbene...
Certi uomini di Chiesa non hanno più il coraggio di esporre la dottrina, ma foraggiano quella porzione, sempre più larga, di pseudocattolici manieristi di parole e concetti "innocui". Ma un vestito che sta bene a tutti non è più un vestito ma un poncho.

Veniamo a noi.
Alla domanda "Ci potrà essere salvezza per i non cattolici?" il Cardinale risponde: "Ovviamente sì. Dio giudicherà in base all’Amore, e quindi in base alle opere, anche chi ha professato altre religioni."
Benissimo, allora mi chiedo cosa stanno a fare ancora in piedi le chiese. Smontiamo tutto, lui per primo vada a lavorare, e buonanotte ai suonatori.
Ma le cose non stanno così. Il Cardinale farfuglia e contraddice il Magistero infallibile della Chiesa, la quale afferma:

Quanti vogliono conseguire la salute eterna devono aderire alla Chiesa, non diversamente da coloro che, per non perire nel diluvio, entrarono nell'arca (Catechismo di Trento, 114)

No, fuori della Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana nessuno può salvarsi, come niuno poté salvarsi dal diluvio fuori dell'Arca di Noè, che era figura di questa Chiesa (Catechismo di S. Pio X, 169)

E' solo un assaggio, senza voler scomodare il Sillabo che nella proposizione XVI condanna proprio la negazione di quello che è un dogma di Fede: Extra ecclesiam nulla salus.
Ma scoltiamo anche il tanto famoso Concilio Vaticano II:
Il santo Concilio si rivolge quindi prima di tutto ai fedeli cattolici. Esso, basandosi sulla sacra Scrittura e sulla tradizione, insegna che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza. (Lumen Gentium, 14).
Infatti solo per mezzo della cattolica Chiesa di Cristo, che è il mezzo generale della salvezza, si può ottenere tutta la pienezza dei mezzi di salvezza. (Unitatis Redintegratio, 3).
Non si esclude, è vero, che in altre religioni vi siano dei frammenti di verità e salvezza, retaggio dell'unica cabala di provenienza. Ma, appunto, la pienezza è solo nella Chiesa Cattolica.

Alcune considerazioni mie finali.
La Chiesa è viva, perchè formata da persone vive; perciò, nel suo insieme, viene spesso considerata come un individuo avente corpo e anima.
Il corpo è formato da tutti i fedeli, i quali credono alla dottrina di Gesù Cristo, obbediscono ai legittimi pastori (Papa e Vescovi) e ricevono i SS. Sacramenti. Capo di questo corpo sociale è il Papa; membra principali i Vescovi; membra secondarie tutti gli altri fedeli.
L'anima della Chiesa consiste in ciò che vivifica i credenti in modo soprannaturale e li mette in grado di compiere opere soprannaturali e degne di vita eterna. Quindi, cosa li vivifica e li fa agire in modo soprannaturale? La grazia santificante (i Sacramenti, come insegna il Concilio dogmatico di Trento), le virtù infuse e i doni dello Spirito Santo. In questo consiste la vita o l'anima della Chiesa.
Ora abbiamo quattro possibilità: un individuo può appartenere:
1) al corpo e all'anima della Chiesa;
2) al corpo e non all'anima;
3) all'anima e non al corpo;
4) nè all'anima, nè al corpo.

1) Appartiene al I caso il cattolico in grazia di Dio; per il Battesimo è unito al corpo, per la grazia è unito all'anima.
2) Appartiene al II caso il cattolico in peccato mortale.
3) Appartiene al III caso chi ha la grazia di Dio ma non è cattolico. Ad esempio, un protestante validamente battezzato, il quale non ha peccato grave sulla coscienza. Costui non appartiene al corpo, perchè non è cattolico, non ha per capo il Papa, non è inscritto nei registri parrocchiali.
4) Appartiene al IV caso chi non è battezzato e ha commesso peccato mortale.

Per semplificare, perchè il discorso sarebbe lunghissimo, quelli del II e IV caso non si salvano.
Quelli del I caso, ovviamente, si salvano. Resta un discorso particolare per quelli del III caso.
Se sono in buona fede, cioè, sono fuori per ignoranza incolpevole e vivono virtuosamente, o, commesso per disgrazia il peccato, fanno un atto di dolore perfetto, essi appartengono all'anima della Chiesa e si salvano. Questo in teoria.
In pratica è difficilissimo dire chi, non appartenendo al corpo della Chiesa, appartenga tuttavia all'anima.

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