venerdì 27 giugno 2008

La depravazione statale

Un innocuo sapore di fragola, ovvero: il sesso chiedi e gusta spiegato ai ragazzini delle scuole medie.

di Rodolfo Casadei

Strano posto, il territorio della provincia di Milano: se in una famiglia a una bambina capita di ritrovarsi sotto il banco a scuola un disegno pornografico con annessa legenda secondo la quale lei fa sesso a pagamento con suo fratello, quei genitori si vedranno portare via i figli perché non hanno esercitato a dovere la loro responsabilità di adulti. Se invece altri adulti insegnano a dei ragazzini di 13-14 anni come si pratica il sesso orale, spiegano che in caso di gravidanza possono ricorrere all’aborto senza parlare coi loro genitori o che l’età giusta per avere i primi rapporti sessuali è 15-16 anni, a questi adulti non succederà niente di male, anzi: lo Stato li pagherà per il loro lavoro, perché quello che stanno facendo si chiama, proprio così, "educazione sessuale".


Per carità di patria non facciamo il nome delle scuole. Ma quello della zona sì: la zona 9 di Milano. Lì da alcuni anni nelle scuole medie inferiori viene portato, previa approvazione del singolo istituto su proposta di qualche commissione di docenti, un Progetto di educazione all’affettività dove ai ragazzini viene spiegato tutto ma proprio tutto, tranne l’affettività. Il progetto non è farina del sacco degli insegnanti (benché i lavori delle commissioni, 20 ore all’anno, siano retribuiti a 18-20 euro all’ora coi soldi del fondo di istituto), ma è calato dall’alto dall’Asl locale. Diciamo calato dall’alto perché è difficile definire diversamente un progetto che gli esperti dell’Asl presentano agli insegnanti della commissione che si è rivolta a loro nei seguenti termini: i contenuti sono quelli che vengono esposti e sono insindacabili, non si possono modificare o integrare, si può solo prendere o lasciare; durante le lezioni di dottoresse e psicologi loro, gli insegnanti, dovranno stare fuori dalla porta, affinché i ragazzi siano più liberi di esprimersi; da quest’anno il progetto, che è finanziato all’Asl dalla Regione (le scuole non devono pagare niente), va approvato e attuato non più su base annuale ma triennale: bisogna legarsi mani e piedi per tre anni a quello che l’Asl decide di fare.
Naturalmente le responsabili del progetto invitano anche i genitori dei ragazzi a un incontro di un’ora per presentare loro il lavoro che faranno coi figlioli. Ma pare che tacciano almeno un paio di circostanze: per esempio quella che gli insegnanti sono tassativamente esclusi dalla partecipazione alle lezioni; e per esempio quella che fra le informazioni trasmesse ai ragazzi c’è pure il fatto che possono rivolgersi ai servizi sanitari per interrompere un’eventuale gravidanza senza parlarne coi genitori. Un argomento fieramente dibattuto nei faccia a faccia con gli insegnanti, alcuni dei quali avrebbero obiettato che dire a un 13-14enne che ha facoltà di decidere di abortire senza nessun riferimento all’autorità dei genitori non è propriamente educativo. Significa investirlo di un senso di onnipotenza negativo per la sua crescita e per chi gli sta intorno. Ma quelli della Asl hanno replicato che la legge 194 prevede tale facoltà, che è loro compito informare in maniera completa ed esaustiva i ragazzi, in quanto non è automatico che alle medie superiori verranno correttamente informati, e perché il problema potrebbe presentarsi. La nuda informazione, senza interferenze da parte di giudizi di valore su cosa è giusto o sbagliato, bello o brutto. Tranne uno: che bisogna fare il possibile per evitare di contrarre malattie o gravidanze indesiderate.

Penna, quaderno e profilattico [una volta erano i massonici squadra e compasso, ndr]

Questa è la filosofia del Progetto educazione all’affettività. Gli insegnanti non sono ammessi ai corsi, ma i ragazzini parlano, e raccontano come si svolgono le lezioni. Lo spunto è dato dalle loro domande, raccolte per iscritto e in forma anonima in classe prima dell’incontro con la ginecologa. Costei parte dal singolo interrogativo per sviscerare l’intera materia. C’è sempre qualche curiosità circa il sesso orale, che dà la stura a spiegazioni dettagliate sui profilattici: «Per il sesso orale si usano preservativi al gusto di frutta», si sentono dire gli allibiti 13enni, «per il rapporto anale serve un preservativo più resistente, per i rapporti vaginali ne basta uno normale».
I profilattici fanno parte dei sussidi didattici, così come un pene e una vagina artificiali, che vengono fatti passare fra le mani di ragazzi e ragazze. A volte vengono invitati loro stessi ad applicare il coso di gomma sull’organo maschile, a volte fa tutto l’esperta della Asl. «A me non è piaciuto vedere la signora che continuava ad allungare il preservativo e poi ci ficcava le mani dentro», commenta un ragazzino.
Una delle ossessioni degli adolescenti maschi, si sa, è la misura del membro: nelle domande l’argomento torna spesso. «Cosa succede se il membro maschile è molto lungo?», diceva per esempio una domanda. Risposta: «Non succede nulla, la profondità della vagina è sette centimetri, più in là non si va. Anche Rocco Siffredi ha a disposizione solo quello spazio». L’aver evocato il Rocco nazionale ha indotto domande improvvisate sull’argomento: ma come fanno i pornoattori a fare quello che fanno? E per di più senza il profilattico che voi ci state caldamente consigliando? Risposta: «Quello che vedete al cinema è un montaggio di immagini. Nessun rapporto dura così a lungo come fanno vedere. E l’eiaculazione avviene sempre fuori dalla vagina». Un tempo c’era chi bigiava la scuola per frequentare cinema a luci rosse, adesso non c’è più bisogno: vai a lezione ed è quasi la stessa cosa.
Non tutti riferiscono le stesse cose. Secondo alcuni ragazzi il linguaggio è sempre scientifico e rigoroso, secondo altri «non abbiamo mai sentito dire tante parolacce da degli adulti come quel giorno». Le informazioni legali sul diritto all’interruzione di gravidanza non sono state sempre comunicate come era stato preannunciato agli insegnanti, ma solo dicendo che si può legalmente abortire nei primi tre mesi. Ma il paradigma generale è chiaro: dietro l’abito di una comunicazione puramente informativa su base scientifica e legale viene lasciata passare l’idea che in materia di sesso ognuno/a può fare quel che gli/le viene in mente senza porsi domande, se non circa le probabilità di beccarsi una malattia o una gravidanza non desiderata. Nessuno spiega ai ragazzi che quello che si vede nei film non è il modo giusto di vivere la sessualità. Nessuno gli racconta che il sesso è qualcosa di molto più affascinante e complicato di un meccanismo messo in moto da curiosità pruriginose. Sperma e gomma, gomma e sperma: nient’altro.

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lunedì 23 giugno 2008

Cacciato un giornalista dal Vescovo

La notizia è battuta sulle agenzie come i tamburi di Moria. E chissà che non esca ora, questione di minuti, il solito orco delle caverne anticlericale, o la ciabattina cattocomunista a inveire o aggrottare la fronte perchè la chiesa così, la chiesa cosà...

Mbè, quello che Mons. Mattiazzo, Arcivescovo di Padova, uno che la gavetta l'ha fatta come Nunzio in Africa, titolare della sua Diocesi da ben 23 anni, ha fatto è cosa buona e giusta e non sta a noi contare i peli della vicenda.
Un Vescovo è Re nella sua Diocesi e può fare quello che vuole, quando vuole.
Come successore degli Apostoli, egli ha ereditato per diritto divino, e come anche ricorda il nostro blog, il triplice potere di istruire, di santificare e di governare una porzione del gregge di Cristo (Mt 28,19).
Dov'è il problema? Nelle maniere? Ognuno ha quelle che ha.
Nell'inopportunità dell'azione pubblica? Sappiate che, nel momento in cui il sig. Gianni Biasetto ha varcato la porta della chiesa, si è sottoposto al giudizio e alle regole del padrone di casa, il parroco, che ne ha giurisdizione: e, in specie, al Vescovo, che di tale giurisdizione ne è il responsabile.
Ritenendolo evidentemente inopportuno in quella circostanza, Messa o non Messa, e ricordandosi che prima lex est salus animarum, lo ha trattato come un comune penitente, il quale si può tranquillamente allontanare dalla chiesa per non destare scandalo nei fedeli (ricordo, a tal proposito, che per scandalo si intende la possibilità offerta ai fedeli di proporre modelli sbagliati e insidiosi di condotta e statura morale).
Per di più, è penitente contumace, non essendosi presentato in foro esterno al giudizio del confessore (poichè il vescovo ha ravvisato nei suoi articoli o nella sua cronaca dei fatti un atteggiamento pregiudiziale e professionalmente scorretto, oltre che oltraggioso).
Di qui al fatto il passo è breve e il contumace, convinto di aver riprodotto esattamente e con solerte e specchiata buona fede i fatti, si è visto trattare come dovrebbero trattarsi i flentes, coloro, cioè, che non dovrebbero essere ammessi al Sacrificio Eucaristico poichè in grave debito con il tribunale del sacramento della Confessione.
Il vescovo ha esercitato le sue funzioni e con un atto di governo, insindacabile (poichè la Chiesa non è democratica, checchè ne pensino Bindi, Prodi e Franceschini vari), ha sbattuto fuori un pettegolo arrivista.
Tutto qui.

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mercoledì 18 giugno 2008

Le benedizioni wireless

Avevate mai sentito parlare di benedizioni aeree? O peggio, avete mai assistito a benedizioni delle chiavi, quando invece avevate chiesto la benedizione della vostra auto? O la benedizione dello zerbino che inonda di grazia l'intera casa?
Fantascienza? Fantascemenza? No, cattolicesimo dell'ultima ora!

Succede sempre più spesso, soprattutto nei santuari, veri torrenti di benedizioni lucrative, che poco hanno a che fare con la nostra vera fede, molto invece con il cattolicesimo "adulto" bolognese dei Dossetti, Alberigo, Melloni vari...
Capita di dover contrattare un centimetro in più di benedizione, o un tratto di aspersione in più perchè tre sono troppe per lo stanco polso del sacerdotuncolo di turno. Avessimo ancora qualche Don Camillo sparso qui e lì, gli ospedali sarebbero pieni di gente con le ossa rotte, con le talari (ad avercele!) sequestrate de iure, e una bella zappa per onorare l'articolo 1 della Costituzione diccicomunista.
Ma i tempi sono cambiati, egregio e infaticabile Don Camillo. I tuoi tempi non ci sono più, li ha spazzati via il concilio delle tavole calde, delle aperture, degli slanci e delle magnifiche sorti e progressive...
No country for old men...
In attesa che i liturgisti (ormai son loro che decidono cosa è buono e cosa no; quale rito seguire e quale no, se lo show di Bugnini o la messa de toujours) diano lumi, mi permetto di osservare che:

  • bisogna seguire i Rituali della Chiesa
  • che vabbè che talora la materia e la forma consistono nel semplice segno di croce, ma qualche decilitro di acqua santa non credo metta a rischio gli equilibri ambientali di "Gaia"
  • che, prima di tutto, l'oggetto o soggetto da benedire deve essere presente fisicamente

Detto questo, mi appello a quanti di voi hanno ancora il buon senso: pretendete che i preti facciano i preti!

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venerdì 13 giugno 2008

Insania neocatecumenale

Questo blog prende risolutamente le distanze da ciò che viene commettendo la gerarchia della chiesa cattolica, rendendo riconoscimento pubblico e definitivo ad una setta scismatica ed eretica, che lambisce da anni ed anni le pieghe più oscure ed empie della aberrazione teologica e dottrinale.
Il catechismo kikiano, il rito pseudoliturgico kikiano, le contaminazioni talmudiche e farisaiche che stanno alla base della ecclesiologia dell'Arguello, feriscono drammaticamente il Popolo di Dio.
Il Cristo-Dio è ucciso.


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