Battesimo intrauterino
Quando, mesi fa, si dibatteva della esistenza del Limbo, inopportunamente liquidato da certa malastampa come "abolito", non si faceva notare che la Chiesa prevedeva, a norma del Codex del 1917, che il sacramento della grazia santificante fosse amministrato anche in condizioni di estrema necessità e pericolo di morte intrauterina del feto. Non si spiegherebbe, altrimenti, il ricorso a tale pratica se non ci fosse il ragionevole dubbio che il bambino possa godere della visione beatifica. Ma torniamo a noi.
Partendo dalla necessità del battesimo per la salvazione e dalla considerazione che la vita spiritualis costituisce un bene superiore alla vita temporalis, alcuni hanno raccomandato il battesimo del bambino nell'utero.
Per il medico cristiano è un dovere morale preoccuparsi del battesimo d'urgenza in qualsiasi caso d'immediato pericolo di morte del neonato, come pure del feto non ancora nato.
Questo dovere sussiste pure per i feti abortivi, anche a partire dai primissimi stadi, certamente sub condicione: "si vivis..."
In specie, per l'esecuzione del battesimo vi è da osservare che l'acqua battesimale deve bagnare il corpo del bambino in qualsiasi punto. Non è sufficiente che essa bagni la membrana vitellina o la placenta. E' il can. 746 del C.I.C. del 1917 a stabilirne le condizioni che così sintetizzo:
Per l'esecuzione materiale del battesimo erano raccomandati i seguenti metodi:
Possono venire presi in considerazione soltanto i metodi di cui al n.1 e 2 a).
Qualsiasi metodo scelto, il medico deve porre grande attenzione alle esigenze relative alla forma e alla materia del Sacramento (in specie, ricordo che è lecito aggiungere all'acqua delle sostanze disinfettanti) e deve adeguarsi rigorosamente alle esigenze mediche della asepsi (procedura che impedisce la contaminazione da parte di microrganismi), per non esporre a pericoli la madre.
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