giovedì 21 febbraio 2008

La Giustizia di Dio

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Mosso dalla volontà di chiarire innanzitutto a me stesso cosa è la Giustizia di Dio, ma anche per chiarirmi la sua ineludibilità in relazione alla Misericordia, scrivo queste righe ad aprire un dibattito che possa fare dono a tutti di chiarezza.
Parto col dire che la parola Giustizia ha diversi significati.
In senso lato significa lo stato di perfetta moralità, ossia lo stato di santità, e in questo senso disse Gesù: quaerite autem primum regnum et iustitiam eius et omnia haec adicientur vobis (Mat 6,33).
In senso stretto significa la giustizia commutativa; la quale è quella virtù per cui uno rende a ciascuno il suo, ossia rende al prossimo tutto quello di cui gli è debitore.
Questa giustizia é evidente che non possa attribuirsi a Dio; Dio è l'Ente supremo, assoluto, indipendente, non vincolato da nessuna legge, da nessun obbligo verso le sue creature: quindi è impossibile che abbia doveri e debiti verso di loro, come anche è impossibile che queste abbiano dato qualche cosa a Dio e siano verso di Esso creditrici. Chiaro è S. Tommaso: Et haec non competit Deo, quia, ut dicit apostolus, Rom. XI, quis prior dedit illi, et retribuetur ei? (I, Q. 21, Art. 1).
In senso stretto altresì ci si riferisce alla Giustizia distributiva; ed è quella virtù per cui il Superiore, il Principe assegna ai sudditi o premi o castighi proporzionati ai loro meriti o demeriti.
La Giustizia distributiva appartiene a Dio, essendo Egli il Sommo Padrone, Legislatore, Giudice degli uomini. Questa divina Giustizia cosi si definisce: la volontà immutabile ed efficacissima di Dio di rimunerare, con premi proporzionati ai meriti, i giusti; e di punire, con castighi proporzionati ai demeriti, i peccatori.
Questa Giustizia distributiva di Dio è infinitamente perfetta, superiore senz’altro alla Giustizia distributiva dei Principi, Superiori, Giudici di questa terra per le ragioni seguenti:
1) l'umana Giustizia é deficente, può mancare: o in quanto il Giudice per errore di intelletto giudichi male e applicando una pena o maggiore o minore del demerito; o in quanto il giudice per errore d'intelletto può assolvere un reo giudicandolo innocente, ovvero condannare un innocente sentenziandolo reo e colpevole; o in quanto il reo può sottrarsi alla efficacia della giustizia umana, ad esempio con la fuga;
2) l'umana Giustizia ha solo per oggetto le azioni esteriori dell'uomo, ma non le interiori: quindi a queste o buone o perverse non può applicare né premi né pene; e cosi non può giungere a correggere e a riformare l'interno dell'uomo, lasciandolo corrotto e malvagio (pur con i dovuti sforzi delle scienze umane moderne e del moderno sistema detentivo, comunque fallibile);
3) l'umana Giustizia punisce solo le colpe gravi, delle leggere non può ocuparsi. Ma la divina Giustizia, perfettissima come è, punisce anche le colpe più leggere; dice Gesù nel Vangelo: dico autem vobis quoniam omne verbum otiosum quod locuti fuerint homines reddent rationem de eo in die iudicii (Mat 12,36); premia poi le opere buone anche minime, dicendo Gesù : et quicumque potum dederit uni ex minimis istis calicem aquae frigidae tantum in nomine discipuli amen dico vobis non perdet mercedem suam (Mat 10,42). Tali difetti non connotano la Giustizia divina, essendo sapienza e santità infinita, penetrando fin nei più reconditi pensieri dell'animo umano, scrutandone i più segreti pensieri (e non come qualcuno afferma facciano pure gli Angeli). Quanto più imperfetta è l'umana Giustizia, altrettanto di più, cioè infinitamente perfetta è la Giustizia divina.
Altresì è costume largo “allungare” la “rozzezza” evangelica con il miele del teologically correct, espungendo i passi chiarificatori di uno degli attributi più belli, ma anche più esigenti, di Dio:

Iustus Dominus, et justitiam dilexit (Sal 10,8); Paravit in iudicio thronum suum, et ipse judicabit Orbem terrae in aequitate, judicabit populos in justitia (Sal 9,8); Justitia ante eum ambulabit (Sal 81,14); Justus Dominus in omnibus viis suis (Sal 144,17).

Inoltre ancora nelle Scritture si dice che Dio inspector est cordis, ma reddetque homini juxta opera sua (Prov 21,12).
Altresì di Dio Giudice supremo disse Gesù stesso: Tunc reddet unicuique secundum opera ejus (Mat 16,27); S. Paolo predice il giorno justi judicii Dei, qui reddet unicuiqui secundum opera ejus; iis quidem, qui secundum patientiam boni operis gloriam, et honorem, et incorruptionem quaerunt, vitam aeternam ; iis autem, qui sunt ex contentione, et qui non aequiescunt veritati, credunt autem iniquitati, ira et indignatio (Rom 2,5). Con queste parole l'Apostolo dichiara esistere in Dio tanto la Giustizia remunerativa, che premia, quanto la vendicativa, che punisce. Dice inoltre a dimostrazione della divina Giustizia: Bonum certamen certavi etc. in reliquo reposita est mihi corona justitiae, quam reddet mihi Dominus in illa die justus judex (2Tim 1,7).