Famiglia s-cristiana
In questi giorni infuria la polemica su Famiglia Cristiana.
Il Direttore della Sala Stampa Vaticana, Padre Lombardi, fa sapere che Famiglia Cristiana non ha nessun titolo per rappresentare la posizione della Santa Sede e della CEI.
Era ora.
Meglio che non intraprenda la disamina delle autentiche porcate teologiche scritte negli anni da questa rivista da spiaggia nudista, visto che, comunque, i culi ce li ha già inseriti ufficialmente da Novembre 2005. Anche la "famiglia cristiana" ha un culo. Che mondo eccezionale!
Il culo "Cristiano" ce lo abbiamo già. A quando la gnocca "Benedetta"?
Ma veniamo a noi e ad una breve riflessione (correrei il rischio di infestare anche questo santo angolo di buon senso editoriale).
Questa rivista, che troneggia sui tavolini delle nostre parrocchiette, spacciata come "cattolica" ma che di cattolico non ha niente se non il culo (questo sì, molto cattolico!), ha trasformato (ma forse è stato sempre così) le sue pagine in falci e martello da ideologismi della sinistra castrista. Per non parlare delle fregnacce dei vari teologi che si aggirano per la rivista (come Falsini) o di presunti abati (e chi lo ha mai benedetto?), come Enzo Bianco, di presunte comunità monastiche (con quale approvazione pontificia e quale inquadramento canonico?). E' una rivista da buongustai dell'incontinenza verbale e della ciarla luogocomunista. Rivista da compagnucci della parrocchietta, da rivoluzionari conciliaristi alla Melloni, da democristiani alla Dossetti.
Un tipo di cattolicesimo con tanta panna e miele, il volemose bene cartaceo del cattolicesimo militante che fa soldi a palate con la boutade della solidarietà e del volontariato (questo tipo di cattolicesimo è stato il primo a capire che il cosiddetto volontariato è la porta di servizio per entrare nel mercato affarizio delle clientele e dei "piazzamenti" sociali; tanto è vero che la sinistra, che fessa non è, ne fa il verso e cerca di accaparrarsi il mercato immigratorio e sociale con le coop).
Il direttore della (ex) mite rivista dei Paolini ha capito che se continuava a servire camomilla, forse sarebbe riuscita a garantirsi il mercato delle perpetue e dei don Abbondio, ma avrebbe dovuto attrezzarsi a essere venduta non solo nelle chiese ma anche nelle cappelle cimiteriali.
E allora si mette a fare il politicante e il maestrino.
Quando c’erano in ballo i Pacs, le unioni di fatto, chiamate in Italia "Dico", Famiglia cristiana intervistò per due pagine la Bindi che difendeva le sue idee pro-Dico, e diede dodici righe al Papa che li scomunicava. Titolo di copertina ambiguissimo: "Meno Dico e piú famiglia". Si deve pur galleggiare. Semmai è su posizioni di etica sociale che Sciortino può traballare. Non per la politica...
Con il suo azzeccagarbugli e compagno di merenda, il gesuita Bartolomeo Sorge (da cui l'autore di questo blog attende ancora una risposta alla polemica personale su alcune questioni dottrinali), spara a zero sempre sul Berlusca e le politiche "reazionarie" italiane, forse per conservare il suo posto di direttore: basta urlare e si conserva il posto, per la nota attitudine vaticana a evitare gli scandali...
Insomma, Don Sciortino meriterebbe che il tavolo delle sue cartuccelle prodiane gli fosse tirato in testa da quell'energumeno reazionario di nome Camillo. Prete almeno quanto lui.
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