mercoledì 6 agosto 2008

Fosse Ardeatine: fu giusto

Il mestiere delle armi è il più antico. Questo blog non è pacifista, ma professa la pace nell'Ordine, che è ben diverso. Il pacifismo è un istmo, un'ideologia. Come tutte le ideologie, è cieco, astratto, orizzontale, violento (sì, violento) e fumoso. Non è latore nè di valori, nè di progetti. Il pacifismo è ateo, innaturale, contorto e criminale. Il pacifismo è neutro, non presuppone nè suggerisce una verità. Cristo non fu mai pacifista (e come può la Verità assumere i caratteri della neutralità?): i frequenti ricorsi al termine "pace", sia nel VT che nel NT della Bibbia, non sono mai disgiunti dal concetto di ordine e "pace da Dio". Non comprenderemo mai il significato della pace cristiana al di fuori del concetto di verità, di ordine, di equilibrio, di gerarchia. Pensate, appunto, alla cattedrale gotica e al suo senso di progressione estetica e teologica dall'esterno (i gargoyles) all'interno (il sancta sanctorum, centro liturgico e sacro del Tempio). E' indicativa dell'universo gerarchico, ordinato di quello splendido periodo storico di rinascimento che fu il cosiddetto Medioevo: La gloria di colui che tutto move per l'universo penetra, e risplende in una parte più e meno altrove (Dante, Divina Commedia, Pd. I, 1-3).
Chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. (Luca 22, 36.37)
La Verità costa il prezzo che ha l'esclusione, l'imputazione e la condanna: cum iniustis deputatus est.
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. (Matteo 10,34)
Nella dottrina cattolica la guerra non sempre è illecita: la guerra - calamità spaventosa - sia difensiva che offensiva può essere lecita, quando vi è un motivo giusto tanto grave da permettere mali gravissimi quali sono quelli connessi con la guerra stessa (Jone, Compendio di Teologia Morale, 220).

Ad esempio, la liceità risulta in genere dal fatto che è permesso difendersi contro un ingiusto aggressore (la cosiddetta "guerra preventiva" di G. Bush non è proprio una castroneria giuridica).
Nella condotta della guerra è lecito tutto ciò che è necessario o utile al raggiungimento del fine, purchè non proibito dal diritto naturale o divino o dal diritto delle genti.
Attenzione: abbiamo detto diritto naturale, divino e delle genti.
Sentiamo come recita l'art. 51 della carta dell'ONU: nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite.
Dunque gli USA sono intervenuti lecitamente in Iraq e Afganistan.
E anche la Convenzione dell'Aia: la popolazione ha l'obbligo di continuare nelle sue attività abituali astenendosi da qualsiasi attività dannosa nei confronti delle truppe e delle operazioni militari. La potenza occupante può pretendere che venga data esecuzione a queste disposizioni al fine di garantire la sicurezza delle truppe occupanti e al fine di mantenere ordine e sicurezza. Solo al fine di conseguire tale scopo la potenza occupante ha la facoltà, come ultima ratio, di procedere alla cattura e alla esecuzione degli ostaggi.
Ecco il diritto di rappresaglia, sancito dal diritto internazionale. E siamo all'attentato di Via Rasella, in conseguenza di cui ci fu la legittima rappresaglia delle Fosse Ardeatine da parte delle forze naziste.Secondo il diritto internazionale (Art. 1 della convenzione dell'Aia del 1907) un atto di guerra materialmente legittimo può essere compiuto solo dagli eserciti regolari ovvero da corpi volontari i quali rispondano a determinati requisiti, cioè abbiano alla loro testa una persona responsabile per i subordinati, abbiano un segno distintivo fisso riconoscibile a distanza e portino apertamente le armi. Ciò premesso, si può senz'altro affermare che l'attentato di Via Rasella, quale ne sia la sua materialità, è un atto illegittimo di guerra per essere stato compiuto da appartenenti a un corpo sì di volontari che però, nel marzo 1944, non rispondeva ad alcuno degli accennati requisiti.
Lo Stato, solo successivamente, considerò come propri combattenti i partigiani che avessero combattuto contro i tedeschi.
Contrariamente alla vulgata Priebke non è stato condannato per la fucilazione delle Fosse Ardeatine. Tale atto, col termine di rappresaglia, rientra nel codice internazionale di guerra e prevede l'esecuzione di dieci ostaggi per ogni vittima di un attentato compiuto da forze non in divisa. La condanna, che era stata inizialmente comminata solo al superiore diretto, Kappler, era derivata dal fatto che i fucilati furono 335 a fronte di 33 soldati assassinati con terrorismo dinamitardo in via Rasella dalla cellula comunista di Capponi e Bentivegna. Attentato che i comunisti compirono non solo perché causò l'eccidio di soldati tedeschi disrmati della sussistenza ma portò alla rappresaglia che decapitò buona parte della dirigenza partigiana non legata al Pci, ai "popolari" (Dc) e al partito d'azione.
Il caso Priebke è quello di un abominio giuridico. Processato una prima volta non fu ritenuto colpevole del numero eccessivo di cinque fucilati (unica accusa mossa) essendo la verifica del numero un compito che spettava a Kappler. La difesa non entrò in merito argomentando che a via Rasella oltre ai 33 soldati tedeschi vennero assassinati tre civili italiani, tra cui un bambino, e che in linea teorica la rappresaglia poteva forse essere considerata legittima fino a 360 uomini.
Fu molti decenni dopo che, presi dalla foga del castigamatti global, e utilizzando in modo molto disinvolto la non prescrizione del "crimine contro l'umanità" certi signori reclamarono Priebke dall'Argentina e lo processarono nuovamente infrangendo ogni elementare diritto alla difesa. Priebke venne assolto dal delitto più grave ma mantenuto in prigione con la forza, riprocessato una terza volta e infine sacrificato sull'altare del giustizialismo spettacolo.

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