Chiesa e autorità
Oggi più che mai è entrato in crisi il concetto stesso di autorità: nella politica, nella società civile e financo nella Chiesa, ove preti e Vescovi giocano al centrifughismo esasperato in nome di una mai esistita democrazia parlamentare, frutto senz'altro del malandato Illuminismo, nonchè del suo slogan "tollerante" (beninteso come relativismo, non come cristianamente possiamo intenderlo noi).
Perchè dunque la Chiesa avocherebbe a sè Potestà e Autorità, quando invece dobrebbe proporsi come annunciatrice di Regno e non già come Regno stesso?
Secondo il cattolicesimo enfant (non l'adulto), Chiesa e Regno di Dio si identificano. Il grande (si fa per dire) teologo protestante Auguste Sabatier, padre di ogni modernismo, nega ogni relazione fra la Chiesa e il Regno di Dio, asserendo che Gesù si sarebbe scandalizzato se avesse potuto prevedere tutto quello che gli uomini, nel nome e nell'autorità sua, presentarono al mondo come sua opera e suo pensiero.
Quanto è scientificamente esatto il suo vaticinio di una Chiesa spirituale: per Sabatier, all'apostolato libero e nomade succede il funzionarismo ecclesiastico sedentario, all'unità morale e nata da comunione dello spirito, succede l'unità esteriore e visibile, fondata sull'unità di governo, di riti e di dogmi. Sembra a me già di vedere scorrere nella mia mente schiere e schiere di Vescovi totalmente allineati con questo abito teologico...
Solo che il Sabatier chiama questa ancora teologia protestante (è proprio vero che sia il protestantesimo che l'ebraismo autentici non esistono più). E comunque, a questa teologia protestante, cosa hanno aggiunto di nuovo il modernismo e l'idealismo? Nulla.
San Tommaso interviene a specificare che Regno deriva da reggere, che è atto di provvidenza; perciò si dice che uno ha un regno in quanto ha uomini sotto il suo governo (providentia); dunque il Regno di Dio si dice in due sensi: unione di quelli che vivono nella Fede, e così la Chiesa militante è Regno di Dio a tutti gli effetti; unione di quelli che sono stabiliti nel fine ultimo, e così la Chiesa trionfante si dice Regno di Dio.
Stando al Vangelo, non si può escludere il concetto sociale e storico del regno di Dio. Ma anche nel Vecchio Testamento, Israele è civitas Dei: quando Gesù entra nella storia non corregge questo concetto, non modifica il contenuto essenziale, ma lo allarga, lo innalza purificato. Il Regno di Dio si estenderà ai Gentili e sarà biasimato il popolo giudaico per aver tradito la sua missione storica, strumento eletto per una divina missione mondiale.
I primi Apostoli così si mossero, non certo furono idealisti: S. Paolo ha perseguitato la Chiesa di Dio, S. Pietro nel concilio di Gerusalemme definisce una questione disciplinare e dottrinale, le lettere di S. Ignazio evidenziano il carattere unitario e sociale della Chiesa, S. Clemente nella rivolta di Corinto interviene con una vera e propria enciclica dei tempi nostri.
Ecco dunque l'attacco dei modernisti: la Chiesa di Dio non può e non deve "socializzarsi" e "storicizzarsi". Il criterio della cernita è nella nostra coscienza cristiana, a loro dire. Qui muore proprio la Teologia, poichè ha ragione Mariano Cordovani a dire che la teologia in questo caso si riduce ad una psicologia religiosa.
Ascoltiamo ancora cosa dice il padre di ogni modernismo, Sabatier:
Ciò che salva è la fede, non la credenza; la fede atto del cuore e della volontà, atto essenzialmente morale, per il quale l'uomo accetta il dono e il perdono di Dio; la credenza è atto puramente intellettuale per cui lo spirito dà la sua adesione ad un atto storico e ad una dottrina.
Insomma, a poco a poco, da una pura democrazia si passò alla monarchia assoluta: come il popolo cristiano abdicò nelle mani della gerarchia, così anche l'episcopato ha abdicato nelle mani del Papa. Non solo il Papa è custode della Tradizione, ma il suo creatore, con la sua parola ispirata e la sua decisione infallibile.
Qui davvero c'è il peggio del peggio, tra modernismo e veterocattolicesimo, l'impudicizia dei pensieri sghembi la fa da padrone.
Si cerca di presentare e colorire una fantomatica religione dello spirito, della quale la libertà sarebbe la forma, il vangelo il contenuto.
Ancora Sabatier: il metodo di autorità isola la teologia cattolica dal movimento scientifico generale e la mette nella condizione di non poter definire il suo oggetto particolare e di prendere come oggetto cose che non possono essere conosciute.
Qui si tratta di falsificare la storia e di negare anche l'evidenza, quando si asserisce che nel Vangelo non ci sono questioni dottrinali, che Gesù non ha istituito nessuna autorità docente, quando si considera l'autorità in opposizione alla religione dello spirito.
Il cattolicesimo non sarebbe religione dello spirito? Risposta: studiate bene la storia!
Ecco i germi della anarchia del pensiero che oggi ha il suo imperio proprio nelle maggiori e minori Curie...
A voi il resto delle considerazioni sulla necessità ed efficacia anche salvifica, non meramente disciplinare, della autorità e del governo.
Nessun commento:
Posta un commento